Descrizione
Secondo Aristotele, la cosa più importante nella poesia è l’azione. La mimesis della realtà è possibile solo perché la narrazione, che sia epica o drammatica, dà un ordine logico al divenire, stabilendo rapporti causali tra i fatti. Il racconto produce così verosimiglianza e universalità. Questa dottrina è strettamente legata al tentativo aristotelico di reintrodurre il tempo nell’essere, di riconciliare il divenire e la conoscenza. Ma, come mostra il volume, la lunga tradizione poetica occidentale ha fatto un uso spesso diverso del concetto di mimesis o imitazione. All’antica preoccupazione metafisica e conoscitiva, la retorica antica, il Rinascimento italiano e il classicismo francese hanno anteposto la necessità della persuasione e il rapporto con l’opinione pubblica. Questa dualità della mimesis è ancora visibile nell’Ottocento naturalista, che rilancia la sfida della conoscenza, e nel Novecento formalista, che ritrova le esigenze della retorica.