Descrizione
Fare o dire qualcosa di nuovo, di imprevisto, di sorprendente: in che cosa consiste questa capacità tipicamente umana? Come spiegare la trasformazione radicale delle nostre forme di vita e dei nostri modelli teorici? C’è qualcosa che unisce l’invenzione di un utensile da parte del cacciatore preistorico ai dipinti di Michelangelo nella Cappella Sistina? Sono queste alcune delle domande alle quali tenta di rispondere Emilio Garroni, uno dei pochi filosofi originali del Novecento italiano, in questo saggio. Per chiarire in che modo riusciamo a variare la nostra prassi e i nostri discorsi, Garroni mobilita molte discipline diverse: la biologia, la teoria dell’evoluzione, la linguistica e, naturalmente, l’estetica. L’autore traccia un’agile storia del concetto di creatività, da Platone a Chomsky, ma propone, al tempo stesso, un’ipotesi teorica rigorosa e acuminata. A suo giudizio, lungi dall’essere un lusso, il comportamento creativo svolge una funzione essenziale nel modo in cui la nostra specie si adatta all’ambiente. L’arte non è altro, quindi, che l’espressione specializzata di un’attitudine comune a ogni essere umano, senza la quale non sapremmo orientarci nel mondo.