Descrizione
Il fascismo, e Mussolini in persona, hanno saputo utilizzare la cultura come uno strumento straordinario di consenso per costruire immaginari che potessero durare nel tempo, persino dopo la caduta del dittatore. In Italia le tracce del fascismo sono pervasive, e sono più o meno palesemente presenti su tutto il territorio nazionale. Un processo di defascistizzazione imperfetto, che a livello culturale è stato particolarmente inefficace, ha fatto sì che molte delle eredità della dittatura possano continuare a parlare e a esprimere i propri valori violenti, razzisti e di potere nello spazio della quotidianità del paese. Il libro affronta prima i processi di rimozione e revisionismo, in particolare nel contesto delle arti, che hanno permesso questo stato delle cose; e propone poi una ricerca e una attenta analisi dei lavori di artiste/i che dagli anni Ottanta in poi si sono prese/i carico di rileggere quelle tracce, di decodificarne i significati, e di farne una critica aperta, politica e concettuale. Per comprendere e non dimenticare i segni del fascismo che disegnano i nostri paesaggi urbani.