Descrizione
Con il suo fascino inestricabilmente legato a un tradizionalismo delle forme non venuto meno neanche nel XX secolo, la poesia russa ha costituito (e costituisce) una sfida per traduttori, poeti e poeti traduttori italiani, da sempre posti davanti al dilemma se privilegiare o meno, nella lingua d’arrivo, gli istituti delle forme chiuse. Procedendo per case studies emblematici, che vanno dalle versioni italiane di lirici del primo Ottocento (Aleksandr Puškin e la più che centenaria vicenda degli “Evgenij Onegin italiani”) fino alle traduzioni di poeti secondonovecenteschi (il premio Nobel 1987 Iosif Brodskij e il concettualista moscovita Dmitrij Prigov), in «Tradurre poesia russa. Analisi e autoanalisi» si esplorano e contestualizzano le dinamiche con cui la tradizione poetica russa è stata ed è accolta nella “tradizione di traduzione poetica” italiana.