Descrizione
Stendhal, Uhland, Heine, Browning, Swinburne, Carducci, Pasolini, Maalouf basterebbe questo parziale elenco di scrittori affascinati dalla biografia leggendaria di Jaufre Rudel per valutare la portata dell’invenzione poetica del trovatore vissuto nella prima metà del XII secolo: l’amor de lonh, l’amore di lontano, su cui è quasi esclusivamente intessuto il suo esiguo canzoniere e che ispira la trama esotica e favolosa della Vida scritta circa un secolo dopo la morte del poeta, ha la ricchezza del mito. Il concetto di amor de lonh trascende l’eventuale dato storico per rappresentare, come in un emblema, il carattere fantasmatico dell’amore, l’imprendibilità della figura femminile. Scacco in qualche modo risarcito dalla mirabile densità dell’immagine poetica: distanza d’amore e poesia si fondono nel segno di una malinconica e aristocratica rinuncia configurando quell’enigmatico “paradosso” colto da Leo Spitzer – interprete acutissimo di Jaufre Rudel e della linea trobadorica che ne deriva – di una passione oscillante fra realtà e irrealtà, passione in cui «la lontananza è consustanziale con il desiderio dell’unione».