Descrizione
Quello qui presentato è uno studio comparativo sui campi di concentramento nazisti e staliniani, intesi sia come l’espressione più estrema della forma-campo nata alla fine dell’Ottocento, sia come modello delle successive realtà concentrazionarie. Punto di partenza è che il Lager e il Gulag non possono essere visti solo come fenomeni di ordine storico, perché i fatti che si sono consumati al loro interno e l’esperienza umana cui hanno dato luogo superano tanto l’immaginazione quanto le presunte analogie con le maggiori catastrofi del passato. Il campo di concentramento totalitario è inoltre lontano dal porre un problema filosofico o antropologico al pari di altri eventi, in quanto presenta e ripropone questioni che rinviano simultaneamente al senso ultimo della convivenza umana, al significato della Storia, ai momenti tragici dell’esistenza. In questa prospettiva, il libro aspira a essere qualcosa di più che una ricostruzione storiografica. Il suo intento è piuttosto quello di individuare una serie di questioni connesse al campo di concentramento e di analizzarle da diverse angolazioni disciplinari. Nella prima parte ci si concentra sulla forma e il funzionamento del campo totalitario, esaminando il Gulag e il Lager nelle loro specificità, in quanto spazi in cui il tempo, i corpi e le menti sono rigidamente disciplinati secondo un preciso progetto di dominio. Nella seconda parte, invece, ci si sofferma su alcuni aspetti della vita nei campi, così come sul pensiero che con essi si è confrontato (sia durante che dopo), con particolare attenzione agli atteggiamenti assunti di fronte alla sopravvivenza, alla questione della fede religiosa e delle convinzioni politiche, al problema del male e della natura umana, alla ricerca di Dio dopo Auschwitz e Kolyma.