Descrizione
Nel 1823 Sir Henry Branbury rinvenne per caso un vecchio volumetto, mancante dell’ultima pagina, che recava la data del 1603 e presentava un Amleto precedente alle due versioni già note (quella del 1604-1605 e quella del 1623). L’opera, molto più breve, presentava differenze nelle sequenze d’azioni e, in molti punti, nella stessa struttura discorsiva. Si accese subito un acceso dibattito durato fino ai nostri giorni: una prima stesura d’autore o un testo piratesco ricostruito da un attore della compagnia? Il testo è tradotto in italiano per la prima volta e la nuova edizione dell’Amleto ‘classico’ tradotta e curata nella stessa collana da Alessandro Serpieri, che opta per l’autorialità shakesperiana, permette un confronto serrato tra i due testi.