Descrizione
la più ardente aspirazione del giovane agostino era quella di “cercare razionalmente la verità”, come egli dichiara nelle retractationes, “su ciò che più intensamente desiderava conoscere”. nascono da qui i soliloqui, nei quali egli rivolge domande e risposte a sé stesso, “quasi che io e la mia ragione fossimo due realtà distinte, mentre ero presente io solo”. dialogo, dunque, come in platone, e ricerca della verità. brevi e incompiuti, i soliloqui, dei quali la fondazione valla presenta l’edizione di manlio simonetti, ardono però di passione intellettuale e rivelano il fondamento stesso del pensiero di agostino, che all’inizio del libro ii invoca: deus semper idem, noverit me, noverit te, “dio che sei sempre lo stesso, possa io conoscere me e conoscere te”. è stata chiamata, questa preghiera, il “postulato primario di agostino”, un pronunciamento su sé stesso e su dio: “su sé stesso in quanto dichiara ciò che egli farà con la propria mente”; e su sé stesso e dio in quanto dichiara la ragion d’essere fondamentale di ogni “fare” di questo tipo: “che ogni intelletto creato esiste soltanto per scoprire il creatore e dilettarsi in lui”. ecco perché i soliloqui si aprono con una preghiera di “inusitate dimensioni” e di straordinaria magnificenza che è inno di lode e invocazione.



